Casta Diva

DAL 01 DICEMBRE 2023 AL 03 DICEMBRE 2023 - Teatro Sociale

di e con Lucilla Giagnoni
collaborazione ai testi Maria Rosa Panté
ambiente sonoro e musiche Paolo Pizzimenti
luci e immagini Massimo Violato
assistente alla messa in scena Maria Laura Vanini
spettacolo realizzato dal Comune di Sirmione
in collaborazione con Centro Teatrale Bresciano e Teatro Faraggiana di Novara

In occasione del centenario dalla nascita, Lucilla Giagnoni dedica uno spettacolo alla divina Maria Callas. Prendendo ispirazione dalla cavatina di Bellini Casta Diva dalla Norma – invocazione e preghiera alla luna, resa celebre dall’interpretazione dell’artista greca – Giagnoni mette in relazione il mito di Callas con quello di Medea, esplorando la loro potenza di regine immortali, capaci nell’arte della cura, ma anche i tratti rovinosi e distruttivi che le accomunano.

Si apre il sipario. La luna piena illumina il tempio.
All’opera: musica, vischio, bracieri, una vestale davanti al fuoco. Canta.
Al cinema: gli occhi ardenti di Medea riempiono lo schermo. Ride.
A teatro una donna vestita di bianco, sola, quasi statua o vestigio di colonna,
racconta di sacerdotesse, maghe, figlie del sole, stregate dalla luna,
che incantano e curano, sono caste nell’anima, ma possono arrivare
a uccidere.
L’attrice racconta di greche e barbare, dalla voce e il volto di Maria Callas.
Euripide, il cantore tragico della fine del mondo ellenico, fa di Medea
una donna che uccide i suoi figli.
Pasolini, il cantore della fine del mondo rurale e del sacro, fa della Callas
una Medea senza canto.
Mitiche e divine, Medea e Callas si specchiano, amano selvaggiamente
e intensamente rovinano, senza risparmio di sé. Questo loro darsi le fa
immortali. Nessun narratore le potrà mai oscurare, contenere o limitare.
Il mito della luna – la Casta Diva della Norma di Bellini – ammanta
il loro mondo di mistero, ma si può persino arrivare a sorridere
per come, talvolta, il cinema abbia raccontato l’aura magica
della lirica e del canto, e l’ironia tragica, in fondo, è da sempre
anche lo sguardo del teatro.
Quando finisce il racconto e si chiude il sipario, sempre e comunque,
il mito continua.


Lucilla Giagnoni


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