La casa dei Rosmer
Rosmersholm

DAL 02 APRILE 2024 AL 07 APRILE 2024 - Teatro Sociale

da Henrik Ibsen
progetto ed elaborazione drammaturgica Elena Bucci e Marco Sgrosso
regia di Elena Bucci, con la collaborazione di Marco Sgrosso
con Elena Bucci, Marco Sgrosso
e con Emanuele Carucci Viterbi, Francesco Pennacchia, Valerio Pietrovita
disegno luci Daria Grispino
drammaturgia sonora e cura del suono Raffaele Bassetti
collaborazione al progetto e aiuto regia Nicoletta Fabbri
scene Nomadea
costumi Marta Solari
realizzazione costumi e collaborazione Marta Benini con l’aiuto di Manuela Monti
produzione Teatro Metastasio di Prato, Centro Teatrale Bresciano, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale 
in collaborazione con Compagnia Le belle bandiere, sostenuta da Regione Emilia Romagna e Comune di Russi
si ringrazia il Teatro Comunale di Russi

Elena Bucci e Marco Sgrosso rileggono uno dei drammi più significativi di Ibsen, componendo un viaggio attraverso le stanze segrete di una casa che diventa simbolo di relazioni, dubbi, inquieti sguardi sul futuro.

“Da un presente nel quale vacillano molte conquiste civili che sembravano acquisite, ci rivolgiamo a questo testo del 1886. Come mai? Torniamo a un secolo nel quale troviamo le radici di molte contraddizioni che stiamo vivendo e il cui movimento di idee continua a nutrire il nostro immaginario. Andiamo in cerca di quello che siamo, studiando quelli che eravamo. Siamo in casa dei Rosmer, dimora di una famiglia che vanta una centenaria genealogia di uomini vissuti nella certezza di essere nel giusto. La casa emana autorevolezza, è il simbolo di una vita agiata, rigorosa. Eppure, in Casa Rosmer non si ride mai. È qui che si consumeranno molti simbolici conflitti, innescati da una potente voglia di rinnovamento, in un clima di tensione in cui si moltiplicano i dubbi. Quanto il passato ci guida, quanto ci incatena? Come equilibrare privilegiati e diseredati? Come trovare la forza di essere consapevoli di sé? Esiste felicità senza innocenza? In questa casa simbolo di continuità, i protagonisti cercano di strapparsi al passato, con il suo peso di obblighi, colpe, errori, per proiettarsi in un futuro dove possano sentirsi utili, servire la verità, la libertà. Ma sono loro stessi i primi a tenere in vita i fantasmi che sbarrano la strada. Questa favola cupa, dove relazioni, personaggi e dialoghi solo in apparenza naturalistici scivolano nel simbolico, lascia un imprevedibile spazio all’umorismo, quando si intravedono le paure e le mediocrità di ognuno dei personaggi, che tanto somigliano a quelle di noi tutti. Casa Rosmer è un palcoscenico, è il mondo. Affacciati alla grande finestra del sipario attori, personaggi, pubblico, spiano l’uno nell’altro il futuro”.
Elena Bucci

“Ciò che rende Ibsen così vicino alla nostra sensibilità non è soltanto la profonda introspezione dei suoi personaggi, ma anche quel simbolismo astratto dei contrasti ricorrenti: luce e buio, perdono e colpa, gioia e dolore, vita e morte. In Casa Rosmer, con una forza ereditata dalla tragedia greca, i morti tornano a condizionare l’esistenza dei vivi, rendendola un continuo esame di coscienza. Gli spettri reclamano nuova vita e si attanagliano ai vivi. E la morte, unico spiraglio verso la pacificazione dello spirito, ha l’aspetto elegante di due cavalli bianchi”. 
Marco Sgrosso


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