Quando noi morti ci risvegliamo

DAL 23 FEBBRAIO 2024 AL 25 FEBBRAIO 2024 - Teatro Mina Mezzadri

da Henrik Ibsen
ideazione, regia, luci, musiche Rajeev Badhan
con (in o. a.) Rajeev Badhan, Alberto Baraghini, Rebecca Sisti, Elena Strada e Yuri Piccolotto alla batteria
video Rajeev Badhan e Federico Boni
assistente alla regia Harbans Badhan
segretaria di compagnia Elisa Marchese
produzione SlowMachine con il sostegno del MiBACT

Nuovo tassello alla ricerca tra teatro e video del regista Rajeev Badhan, questa rilettura dell’ultimo testo di Ibsen sviluppa l’utilizzo delle nuove tecnologie come mezzo per innovare diversi linguaggi artistici, in un’ottica di multidisciplinarietà e contaminazione che coinvolge direttamente lo spettatore.

L'azione inizia in una località balneare della Norvegia dove l'anziano scultore Arnoldo Rubek si è recato con la giovane moglie Maja. Reso famoso da un’opera realizzata molti anni prima, intitolata Il giorno della Resurrezione, ha perso da tempo la sua più profonda ispirazione. Confessa la sua inquietudine alla moglie, con la quale vive un momento di crisi. Nell'albergo in cui alloggia, Rubek ritrova Irene, la donna cui è stato legato da una forte passione e che gli fece da musa e modella per la sua opera più celebre. Da quando si sono lasciati, Irene è stata sposata due volte con uomini che dice di aver ucciso ed è stata rinchiusa in un sanatorio per malattie mentali. Ora è quasi uno spettro e, in una sorta di delirio, rinfaccia a Rubek di averle rovinato la vita: lei ha vissuto per lui, donandogli giovinezza, corpo e anima, e lui si è servito di lei per creare il suo capolavoro, calpestandone poi i sentimenti. Rubek sa che Irene fu per lui la fonte di un'ispirazione mai più ritrovata, e la persuade che è ancora possibile per loro vivere la vita che non hanno vissuto. Per celebrare il loro ricongiungimento salgono così verso la cima di una montagna, dalla quale sta invece scendendo Maja in compagnia di Ulfheim per mettersi al riparo da una bufera, ma una valanga li travolge.

“In questo testo – racconta Badhan – emerge una riflessione sull'arte che si intreccia a una riflessione sulla vita, sulle sue aspettative mancate, sui suoi rimorsi. Assistiamo a dialoghi tra ‘morti’ che, inconsapevoli della loro condizione, vivono e discutono del loro declino”.


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