di Ingmar Bergman
regia Roberto Andò
traduzione Renato Zatti
con Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton, Caterina Tieghi
scene Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche Pasquale Scialò
suono Hubert Westkemper
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Biondo di Palermo

in accordo con Arcadia & Ricono Ltd, per gentile concessione di Joseph Weinberger Limited, Londra, per conto della Ingmar Bergman Foundation
 

Sebbene pensata per il cinema, Sarabanda, ultima opera di Ingmar Bergman, ha una struttura straordinariamente affine al linguaggio teatrale. In questa sorta di testamento artistico, il Maestro svedese torna a parlare dei protagonisti di Scene da un matrimonio diventati, trent'anni dopo, più maturi ma anche più spietati.
Il loro è un ultimo confronto che, in presenza d’un figlio e di una nipote, evidenzia le molteplici sfumature delle relazioni umane e familiari e la loro capacità di generare rimpianti, rimorsi, rancori. Il mistero dell’amore e dell’odio, l’ineluttabile conflitto tra genitori e figli, tra indifferenza e attaccamento morboso, la vecchiaia, l’angoscia degli “ultimi giorni”, lo scenario della vita, “troppo grande” per la debolezza umana, sono i temi di questa Sarabanda, danza lenta e severa in cui le coppie si formano e si disfano: dieci scene, dieci dialoghi in cui i personaggi s’incontrano a due a due, per poi sciogliersi definitivamente. Un testo scomodo nella sua cruda onestà, ma il cui vero messaggio non è affidato alle parole, ma ai silenzi e ai gesti: alla tenerezza di un abbraccio, di un tenersi per mano, di un denudarsi accettando di rivelare l’uno all’altro la fragilità di corpi segnati dal tempo e dal peso di vivere. Roberto Andò porta sulla scena il congedo di Bergman dalla cinepresa con due attori di primissimo piano, Renato Carpentieri e Alvia Reale, a incarnare i protagonisti.

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