Cuore dell’attività del CTB, il Teatro Sociale ne accoglie la Stagione di prosa
Nel 1847 Francesco Luigi Guillaume, discendente di una nobile famiglia francese esule dalla Rivoluzione, acquistò a Brescia un terreno nell’area dell’ex Ospedale Maggiore per costruire un circo equestre stabile. La famiglia, un tempo circense itinerante, aveva già eretto nel 1828 un anfiteatro ligneo nel cortile di San Barnaba. Il nuovo teatro, progettato dall’ingegner Taeri e inaugurato nel 1851, si presentava come un’arena coperta in legno con palcoscenico, primo esempio di circo stabile in Italia. Ospitava spettacoli equestri, comici e drammatici, diventando il fulcro della vita culturale della borghesia liberale bresciana. Vi recitarono artisti celebri come Adelaide Ristori, Ernesto Rossi, Giacinta Pezzana. Garibaldi fu ospite di una serata d’onore nel 1862, Zanardelli vi tenne pranzi elettorali. Fu in questo spazio che Brescia conobbe per la prima volta l’operetta e il cinematografo (1899). Nel 1874, sotto la direzione del figlio Luigi jr, il teatro fu completamente ricostruito in muratura, con una sala a ferro di cavallo, illuminazione a gas e affreschi patriottici di Campini. La nuova sala continuò a ospitare spettacoli di prosa, lirica, varietà, eventi fieristici, mostre e conferenze. Vivace e polifunzionale, il Guillaume rappresentò un’alternativa dinamica al Teatro Grande, con cui intrattenne un rapporto di forte concorrenza per decenni.
Nel 1883, alla morte di Luigi Guillaume jr., la gestione del teatro passò ai suoi eredi, ma la qualità e la solidità economica della sala declinarono rapidamente. Nel 1900, per far fronte alla situazione, Emilio Guillaume cedette la gestione agli abili impresari Alessandro Amadei e Riccardo Trivelli che seppero rilanciare l’attività, portandola a oltre 300 spettacoli annui e ospitando nomi illustri come Gigli, Pertile, Zacconi, le Gramatica. Nel 1903 il conte Antonio Valotti, esponente della Deputazione del Teatro Grande, promosse l’acquisto del Guillaume da parte di una nuova società, espressione dei palchettisti. Rinominato Teatro Sociale, il vecchio edificio fu demolito nell’aprile del 1905 e ricostruito su progetto di Arnaldo Trebeschi, con struttura in cemento armato e capienza aumentata a 2500 spettatori. Inaugurato con Siberia di Giordano, rimase comunque un teatro popolare, con prezzi accessibili. Nel 1913 il Teatro Grande acquisì il pieno controllo del Sociale. Nel 1926 Trebeschi ne curò l’ammodernamento in stile déco e nello stesso anno si concluse la gestione Amadei-Trivelli, aprendo a numerosi avvicendamenti cui seguirono anni di declino. Un concorso nazionale del 1954 per una nuova sala non ebbe seguito.
Nei primi anni Sessanta si tenta il rilancio del Teatro Sociale con varietà, operette, cabaret e concerti leggeri: vi si esibiscono Totò, Modugno, Valeri, Govi, Chiari. Ma la crisi economica è profonda: nel 1961 il Teatro Grande cede le sue quote, perdendo il controllo sul Sociale. Negli anni successivi la sala declina rapidamente - la programmazione si riduce a cabaret, rivista, proiezioni di intrattenimento erotico - fino alla chiusura temporanea nel 1975 per motivi igienico-sanitari. L’ultima recita è del 22 novembre 1981 con Bentornata Signora Rivista di Rascel.
La decadenza del Teatro Sociale si inseriva in un contesto di degrado e abbandono urbanistico dell’intera area della sua collocazione: si ipotizza addirittura il suo abbattimento.
La svolta avviene grazie al riconoscimento del Centro Teatrale Bresciano quale teatro Stabile a iniziativa pubblica: per mantenere questo prestigioso status è d’obbligo la gestione di una sala da almeno 500 posti. Il Teatro Sociale è l’unica opzione. Dopo diverse trattative, nel 1985 nasce un piano di recupero che garantisce al Comune la proprietà del teatro restaurato. Ricorsi e sentenze ne bloccano l’avvio fino al 1991. Il progetto definitivo è approvato nel 1994. I lavori iniziano nel 1996, diretti da Roberto Berlucchi, con decorazioni e arredi ideati da Enrico Job che unì al recupero di alcuni elementi Liberty e Déco dell’originale struttura la creazione ex novo delle decorazioni floreali del soffitto, l’ideazione delle poltroncine secondo stilemi Liberty, del lampadario centrale e delle appliques murali. Altri consulenti nel corso dei lavori furono Cesare Lievi, direttore artistico del CTB, l’ingegner Francesco Malgrande per i macchinari teatrali, il Professor Franco Robecchi per le ricerche storiche e Mario Lucchini, ingegnere capo del Comune di Brescia.
Il Teatro Sociale riapre il 24 gennaio 2000: da allora è sede principale delle attività del Centro Teatrale Bresciano.
© ph. Ilaria Vidaletti, Favretto