In canto in veglia
SPETTACOLO INSERITO NELLE INIZIATIVE DI COMMEMORAZIONE DEL 43° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA LOGGIA

17 MAGGIO 2017 - Teatro Mina Mezzadri

di e con Elena Bucci
cura del suono, registrazioni, sensori e interventi elettronici dal vivo Raffaele Bassetti
luci Loredana Oddone
canti registrati Andrea de Luca
assistente all'allestimento Nicoletta Fabbri
foto Massimo Agus
co-produzione Le Belle Bandiere - Federgat | I Teatri del Sacro
spettacolo vincitore edizione 2013 - in collaborazione con Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi

L'assenza di una persona amata provoca un dolore che rivoluziona ogni ordine. Il lutto diventa il tempo della creazione di un nuovo mondo nel quale sia possibile vivere senza di lei e allo stesso tempo insieme a lei. Nel mondo senza tempo del teatro ho trasformato il mio dolore in visioni, ricordi, favole, follie, personaggi per ritrovarmi sola e non più sola, sola e mai più sola.
Non c’è spiegazione per il dolore provocato dalla morte. Non ci sono passaggi che aiutino ad elaborarlo. I luoghi della morte sono freddi e inospitali, i riti frettolosi, le veglie, con i loro corredi di ricordi e risate, cancellate come perdite di tempo. Il tempo del lutto non esiste, bisogna ritornare nei tempi del lavoro. Le lacrime respingono e rattristano, vanno eliminate.
Contro questa umiliazione dell’umano io scrivo e recito.
Di fronte alla morte improvvisa di una persona molto vicina emergono ricordi e riflessioni, dolore e calore. Di fronte a questo mistero, per ogni epoca ed ogni vita rinnovato, si intrecciano la separazione e l’abbraccio.
Sembra di essersi abituati alla mancanza dei riti collettivi che pur senza muovere denaro da sempre hanno aiutato a condividere i passaggi della vita e della morte: le veglie funebri con il loro carico di risate e pianti, le danze e i canti delle feste, le soste silenziose, il tempo perso del ritrovarsi, le ricorrenze legate alle stagioni, tutte cose sacrificate ad un senso di libertà dell’individuo che forse non appare più tale. I ritmi della vita e del lavoro sono sempre più veloci e serrati, come una maglia fitta che trattenga lo sgomento.
Nel bene e nel male siamo spesso strappati al sapore del presente per essere proiettati nell’istante successivo, proprio il contrario di quello che avviene nell’arte del teatro che ci trattiene nel qui ed ora. Ma la morte di una persona vicina può fermare il tempo, può rompere gli schemi abituali, gli argini, permettere che dilaghi il dolore più antico.
Confonde passato e presente, riporta in luce la natura autentica, le paure, la solitudine e le vicinanze, ricordi e strappi. Attraverso il rito del teatro, immaginiamo una veglia nel corso della quale sia possibile dialogare con i nostri morti e con altri, più lontani, che ci sono stati maestri e guida.
Ci riprendiamo il tempo del lutto e del ricordo, spesso bruciato dall’incalzare dei doveri e da un’indotta e diffusa pratica di rimozione del dolore.
Ho costruito una drammaturgia originale basata in parte su ricordi personali e suggestioni da opere letterarie, in parte sulla trasformazione in personaggi di persone realmente vissute che hanno cominciato a raccontarmi storie vere e inventate, pretendendo autonomia di canto e di linguaggio. Nel tentativo poi di risentire l’emozione e il senso di riti collettivi perduti che ci evocavano e nella tensione ad immaginarne di nuovi, ci siamo fatti aiutare dalla musica, da registrazioni di voci e di canti, dal suono della natura. Stiamo in ascolto di quel che siamo oggi di fronte al mistero della morte, cercando di addomesticarla come forse un tempo si sapeva fare. Proviamo un’opera in musica della compassione e della dolcezza.
Certo che lo sapevo che sarebbe toccato anche a me, come a tutti.
Certo che lo sapevo che nessuno è immortale, nemmeno la mia mamma, nemmeno coloro che amo.
Ma in fondo ai pensieri, laggiù dove non si arriva mai a guardar bene, c’era una vocina che canterellava ‘tanto a me non succede, tanto ce la faccio, tanto l’amore è più forte della morte, tanto vi ritrovo, tanto non vi perdo...’
Poi accade di attraversare davvero la morte e la mancanza, e si capisce di non avere capito niente.
Il tempo si sfalda e si frantuma trascinando con sé tutte le ancore e le minuscole certezze, la sua rotonda superficie si stempera in faglie che scivolano una sull’altra così che l’infanzia si sovrappone al presente, il futuro si annebbia e tornano vicine le voci e le presenze di coloro che se ne sono andati.
Sembra di poter loro telefonare, sembra di poter tornare, soltanto con un viaggio in macchina o in treno, non solo nei luoghi del passato, ma proprio indietro nel tempo, in quel preciso pomeriggio nel quale facemmo merenda nel cortile, nel quale suonammo con loro il pianoforte o demmo da mangiare alle galline.

Sembra di risentire il grido del maiale sgozzato e le risate di chi lo cucinava, tornano tutte le canzoni e tutti i suoni in un’agguerrita gara tra dolcezza, rabbia, ferocia, rimpianto e amore e non si sa più dove si sia.
Emergono a lampi in forma di suoni e parole ricordi veri e ricordi inventati, i racconti del contafiabe che non conobbi mai, le lezioni di maestri che si trasformarono in aquile, le rimostranze di angeli custodi ridotti alla dimensione di lucciola perché dimenticati e riapparsi offesi ma pronti ad aiutare in forma di folletti, le biografie di personaggi realmente vissuti che trascolorano nella dimensione mitica degli eroi, le ribellioni di nonne e ave con il dono del canto che, ormai libere dal loro destino personale di malattia e miseria, finalmente volano nell’aria per viaggiare dalla terra al mare.
In questo luogo immaginario e assai concreto che è il teatro, tutto fatto di presente che si disfa, sia che si tratti di una chiesa che di un campo che di un palazzo abbandonato o un palcoscenico, celebro il mio rito personale e collettivo della trasformazione del dolore. Divento i personaggi che amo e ho amato, mi perdo e mi ritrovo, divento io stessa canto e racconto.
E ti perdo e ti lascio andare. E non ti perderò mai. ELENA BUCCI 

Elena Bucci premio UBU 2016 come migliore attrice e premio Eleonora Duse 2016

SPETTACOLO INSERITO NELLE INIZIATIVE DI COMMEMORAZIONE DEL 43° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA LOGGIA  

 


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