drammaturgia scenica, regia e scene Giacomo Andrico
con Giuseppina Turra
luci Stefano Mazzanti
musiche originali Claudio Smussi
costumi e collaborazione alle scene Allievi del Biennio di Scenografia dell’Accademia Santa Giulia di Brescia
Michela Brignoli, Giulia Cabrini, Silvia Ceciliot, Antonio Spada, Simona Venkova
Un ombrellino come rifugio, sola in scena, la protagonista canta e celebra la vita, in un’apparente assurdità.
Liberamente tratto da Giorni felici di Samuel Beckett, lo spettacolo diretto da Giacomo Andrico e interpretato da Giuseppina Turra è una meditazione sull’attaccamento all’esistenza, sull’ostinazione alla felicità, nonostante tutto.
L’originale beckettiano presenta una sorprendente immagine scenica, al tempo stesso semplice e terribile: una donna conficcata nel terreno fino al punto della vita. È Winnie, è lì da tempo immemorabile. Accanto a lei, ma quasi fuori dalla portata del suo sguardo, c’è Willie, suo marito, che vegeta in un buco nel terreno, come un verme.
In Sola, Andrico stringe l’ottica di Giorni felici sulla donna, eliminando la presenza in scena dell’uomo-marito: lui vive solamente grazie al ricordo di lei, che lo evoca costantemente. Lei afferma la vita, la genera e sceglie di celebrarla in forza di condizioni terribili, in una solitudine esaltata. Paradossalmente felice. Gesti naturali in un innaturale attimo: incapace di muoversi, se non con le braccia prima e solo con la testa poi, questa nuova Winnie si spazzola i denti, fruga nella borsetta, si pettina, raccatta gli occhiali e li pulisce, canta spensierata incurante di tutto, evocando il marito.
Così, conficcata nel terreno, delle catastrofi se ne infischia: non si piange addosso, non si intristisce per quel disastro esistenziale, ma continua ad amare, apparentemente dentro un’assurda felicità.