dalla sceneggiatura di Marguerite Duras
drammaturgia Fabrizio Sinisi
con Valentina Bartolo, Francesco Sferrazza Papa
musiche dal vivo Corrado Nuccini
regia Paolo Bignamini
scene e costumi Maria Paola Di Francesco
disegno luci Pietro Bailo, Simone Moretti
assistente alla regia Giulia Asselta
produzione Centro Teatrale Bresciano, deSidera Teatro de Gli Incamminati
progetto “Classici e scena oggi” a cura di Paola Ranzini – Institut Universitaire de France e Avignon Université

Nel 1959 viene proiettato a Cannes per la prima volta il film Hiroshima mon amour di Alain Resnais, con la sceneggiatura firmata dalla celebre scrittrice Marguerite Duras, che racconta della relazione appassionata tra un’attrice francese, in Giappone per le riprese di un film sulla pace, e un architetto del posto. Il sentimento che nasce tra i due personaggi evoca nella mente della protagonista il ricordo dell’amore vissuto a Nevers, suo paese natale, con un giovane soldato tedesco, ucciso sotto i suoi occhi. Una corrispondenza di eventi che segna tutta la costruzione del film, composta sul gioco dialettico dei contrari che aprirà, nel finale, a una sorta di liberazione dalla memoria della protagonista.

Oltre sessant’anni dopo, cosa resta di quell’opera capitale che, provando a rappresentare l’irrappresentabile – ovvero dare conto della catastrofe della bomba atomica su Hiroshima –, ha connotato il cinema del ventesimo secolo?

“Impossibile parlare di Hiroshima – scrive Duras esponendo la sinossi del film –. L’unica cosa che si può fare è parlare dell’impossibilità di parlare di Hiroshima”. Per evidenziare questa “eccedenza” tra linguaggio e contenuto, significante e significato, l’autrice scrive una battuta che, all’inizio del film, il protagonista maschile ripete più volte a quello femminile: “Tu non hai visto niente a Hiroshima”.

Il vero orrore resta inguardabile, indicibile, come lo sguardo insostenibile di una Medusa.

Come spiega la studiosa Anna Boschetti, secondo Duras “non si può testimoniare Hiroshima. L’unico modo, per l’autrice, è trasmettere il dolore del lutto più personale e più universale che si possa concepire, quello per la persona amata”.

Il testo di Fabrizio Sinisi mette in scena questo cortocircuito tra vita e opera, tra linguaggio e presente, mescolando la trama del film e le osservazioni della stessa Duras, raccontate grazie al talento della bravissima Valentina Bartolo, diretta dal regista Paolo Bignamini, e alle musiche di Corrado Nuccini.

Un tentativo, oggi forse più che mai necessario, intorno alla domanda: si vuole, si può, si deve rappresentare l’orrore? Si vuole, si può, si deve provare a dire quello che non può essere detto?

Teatro Sociale


Ti potrebbe interessare anche


i Macbeth

i Macbeth

DAL 08 MARZO 2023 AL 26 MARZO 2023

Noi saremo felici ma chissà quando

Noi saremo felici ma chissà quando

DAL 17 FEBBRAIO 2023 AL 20 FEBBRAIO 2023

Favola

Favola

DAL 10 FEBBRAIO 2023 AL 14 FEBBRAIO 2023

A casa allo zoo

A casa allo zoo

DAL 01 FEBBRAIO 2023 AL 05 FEBBRAIO 2023

Liberi tutti!

Liberi tutti!

DAL 17 GENNAIO 2023 AL 19 GENNAIO 2023

Maria Stuarda

Maria Stuarda

DAL 10 GENNAIO 2023 AL 15 GENNAIO 2023

La corsa dietro il vento

La corsa dietro il vento

DAL 06 DICEMBRE 2022 AL 11 DICEMBRE 2022

Notti

Notti

DAL 18 NOVEMBRE 2022 AL 22 NOVEMBRE 2022

Risate di Gioia

Risate di Gioia

DAL 02 NOVEMBRE 2022 AL 06 NOVEMBRE 2022

Come tu mi vuoi

Come tu mi vuoi

DAL 26 OTTOBRE 2022 AL 06 NOVEMBRE 2022

Il mercante di Venezia

Il mercante di Venezia

DAL 18 OTTOBRE 2022 AL 23 OTTOBRE 2022


soci fondatori
con il sostegno di
Partner CTB