di Costanza DiQuattro
con Mario Incudine
e con Antonio Vasta e Tommaso Garré
regia Alessio Pizzech
scene e costumi Andrea Stanisci
assistente alla regia Tommaso Garré
musiche Mario Incudine
eseguite dal vivo da Antonio Vasta
Produzione Centro Teatrale Bresciano, La Contrada Teatro Stabile di Trieste Teatro della Città, A.S.C. Production
in collaborazione con Teatro Donnafugata
212 a.C. Siamo in Sicilia, Siracusa è assediata dall’esercito romano. Nella notte, un giovane legionario si introduce nella casa del matematico Archimede: è pronto a ucciderlo. Prima che il colpo venga inferto e il destino si compia, Archimede ha il tempo di ripercorrere per noi la sua esistenza, in un soliloquio in cui ci fa attraversare i dolori e le soddisfazioni di un uomo che ha dedicato la vita alla scienza.
Scopriamo così che, nonostante la sua fama, è un uomo solitario: ha sacrificato ogni cosa per seguire il suo cammino di ricerca. La sua è una lotta contro l’ignoranza di chi non comprende la grandezza delle sue scoperte, e lui stesso si trova a vivere una vita di grande solitudine, sospesa tra la genialità e la follia.
Nel testo di Costanza Di Quattro, in un alternarsi di leggende e verità, Archimede è protagonista di un monologo che riflette sul mondo e sulla distanza incolmabile tra chi cerca giustizia e chi si nasconde dietro ipocrisie e ambiguità. Mentre i romani, con la forza, schiacciano Siracusa, lui rimane ancorato alle sue idee, cercando di comprendere il senso di un’esistenza che, pur segnata dalla grandezza, è anche punteggiata dalla solitudine e dall'incomprensione. La sua visione scientifica è un riflesso della sua lotta interiore: il desiderio di fare giustizia, di comprendere le leggi della natura, si scontra con l'incapacità di essere accolto e compreso dal mondo che lo circonda.
Mario Incudine è il protagonista di questo emozionante spettacolo. Con la sua carica ed energia, recita e canta sul palcoscenico – sostenuto dalla musica dal vivo del bravissimo Antonio Vasta – per raccontarci la storia di un uomo divenuto immortale.
Un invito a riflettere sulle sfide di chi è diverso, di chi, come Archimede, cerca di guardare oltre e spingersi verso l'ignoto. Un uomo che ha trasformato la solitudine in uno strumento di conoscenza e che, anche nell’ombra della morte, lascia un’eredità che trascende la sua epoca.
Archimede non è solo un inventore, ma un simbolo della lotta tra il genio e la mediocrità, tra il desiderio di giustizia e l'ipocrisia del mondo.
NOTE DI REGIA
Il testo di Costanza DiQuattro è sorprendentemente attuale. In questo momento di odio e di guerra, di ricerca scientifica messa al servizio della distruzione di vite umane, le parole che Costanza affida ad Archimede risuonano come un monito
perché la bellezza, il pensiero che scaturisce dal sapere ed all’esperienza della conoscenza, siano i soli strumenti per dare forma ad un futuro possibile. In questo lavoro di teatro/ canzone sono felice di condurre Mario Incudine in quel bilico meraviglioso tra parola detta e parola cantata che dà forza a questo viaggio nell’interiorità più profonda di questo mito, di quel genio che è stato Archimede.
Ne vogliamo così cogliere del protagonista tutte le suggestioni possibili, in un gioco di rimandi tra passato e presente, tra vita privata e la storia che ha attraversato l’esistenza del celebre matematico.
Il testamento morale che Costanza DiQuattro costruisce, diventa un’affermazione di valori che appartengono alla cultura classica della Terra di Sicilia e che rappresentano la base su cui abbiamo costruito la civiltà occidentale ed Archimede in questo senso diviene simbolo di chi ha coraggio e determinazione per affermare il valore del rispetto dell’altro anche di fronte alla Barbarie.
L’Archimede che vi proponiamo quindi dialoga con le nuove generazioni, e chiama loro ad un appello alla consapevolezza, a non chiudere gli occhi, a non addormentare le menti: non fare e non farsi del male.
Un Archimede quindi profetico, che dal suo piccolo angolo di mondo ci invita a scoprire l’amore come unica vera sfida da intraprendere nella vita quasi che calcoli e razionalità non bastino di fronte alla più grande avventura: diventare Umani.
Alessio Pizzech