di Carlo Goldoni
drammaturgia Piermario Vescovo
con Franco Branciaroli
e con Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Maria Grazia Plos, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Valentina Violo, Emanuele Fortunati, Andrea Germani, Roberta Colacino
in collaborazione con I Piccoli di Podrecca
regia Paolo Valerio
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Stefano Nicolao
luci Gigi Saccomandi
musiche Antonio Di Pofi
movimenti di scena Monica Codena
produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro de gli Incamminati
Una rilettura di una commedia della maturità goldoniana, condotta con rigoroso rispetto filologico per il testo e per la straordinaria bellezza di una lingua unica che è già poesia, ma anche con una originale intuizione che vede le marionette in scena accanto agli attori, come loro alter ego. “Il mondo di Goldoni, il mondo delle marionette, due universi che si incontrano nel microcosmo di un luogo reale e immaginario – scrive il regista Paolo Valerio –. […] Un doppio dei personaggi, l’anima e l’inconscio che muove le azioni e il corpo, talvolta in sintonia, talvolta in contrasto con il pensiero dell’attore. Il corpo dell’attore come marionetta e talvolta come macchina corporea che cerca una soluzione al mistero del personaggio. La marionetta come lato oscuro, per sopportare e reagire all’orrore domestico della famiglia di Sior Todero, per sopportare e superare un personaggio odioso ed egoista, rappresentazione, nel peggiore dei casi, del genere maschile”.
Sior Todero, infatti, risponde come carattere al modello dei rusteghi, ma dei quattro burberi veneziani è quello che perde qualsiasi accento bonario. La trama lo vuole avaro, imperioso, irritante con la servitù, opprimente con il figlio e la nipote, diffidente e permaloso verso il mondo. Sembrerebbe impossibile amare una simile figura, eppure, il capolavoro di Goldoni – e la figura di Todero, scritta in modo magistrale – sono stati molto ambiti dai teatri e dai più grandi attori – da Cesco Baseggio, a Giulio Bosetti, a Gastone Moschin.
Si cimenta oggi in questa sfida una colonna del teatro italiano, Franco Branciaroli, che torna sul palcoscenico bresciano per offrirne una nuova e inaspettata interpretazione. Dopo l’originale e dissacrante Shylock nel Mercante di Venezia shakespeariano, Paolo Valerio e Franco Branciaroli tornano a collaborare nella rilettura di questo classico del teatro, che molto ancora può suggerire alla sensibilità contemporanea.
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